Crolla del 38% quest’anno la produzione di olio di oliva

Partita ufficialmente la campagna olearia 2018/19. Lo scorso fine settimana i primi abbacchiatori e motocompressori sono stati azionati per i primi giorni di raccolta. I quattro frantoi della nostra città, Caprara, Villa Santa Maria e i due di Spoltore, riapriranno proprio in questi giorni, in quato il Ministero delle politiche agricole ha anticipato al 1 ottobre il via alla stagione. Purtroppo sul raccolto di quest’anno incide molto l’incognita Burian dello scorso inverno che, in parte, ha compromesso la produzione di olive. Non si prospetta infatti un anno particolarmente florido e i prezzi dovrebbero oscillare tra  5,50 e i 6,00 euro/kg,  con possibili punte oltre tale cifra nei primi giorni di campagna olearia, quando l’olio nuovo solitamente è molto ricercato.  La toccolana, la dritta, il leccino, il frantoio, la gentile, l’ascolana, l’intosso sono le qualità di ulivo più diffuse nella nostra Spoltore. Ci sono diversi tipi di molinature: la più usata è la classica e la molinatura a ciclo continuo. Il nome del sistema deriva dal fatto che è costituito da un insieme di macchinari collegati in continuità tra di loro e che elimina ogni interruzione nella lavorazione.

Dopo i raccolti dello scorso anno crolla del 38% quest’anno la produzione di olio di oliva. A sostenerlo è la Coldiretti che stabilisce in appena 265 milioni di chili il raccolto dell’anno 2018, un valore vicino ai minimi storici e colpendo anche l’Abruzzo e la sua forte vocazione olivicola. Sempre secondo la Confederazione Nazionale dei Coltivari Diretti a pesare sulla campagna olivicola appena iniziata saranno sicuramente il gelo invernale e i venti accompagnati dalla pioggia durante la fioritura che hanno ridimensionato pesantemente i raccolti anche se le previsioni classificano l’Italia come secondo produttore mondiale nel 2018/19. La Puglia si conferma essere la principale regione di produzione, con 87 milioni di chili, nonostante il calo del 58%, mentre al secondo posto si trova la Calabria, con 47 milioni di chili e una riduzione del 34%, e sul gradino più basso del podio c’è la Sicilia dove il taglio è del 25%, per una produzione di 39 milioni di chili, mentre in Campania il raccolto è di 11,5 milioni di chili, in riduzione del 30%. Al centro diminuisce a 11,6 milioni di chili la produzione in Abruzzo (-20%) e a 14,9 milioni di chili nel Lazio (-20%) mentre aumenta a 17,8 milioni di chili in Toscana (+15%) come nel nord dove complessivamente – precisa Coldiretti –si registra un aumento del 30%. La perdita di produzione, pur non incidendo sulla qualità del prodotto finale, avrà ripercussioni in termini economici su un comparto che, in regione, conta circa 6 milioni di piante su circa 46mila ettari che rappresentano circa il 50% della superficie agricola arborea utilizzata, un totale di circa 60mila aziende di cui 15mila che coltivano prevalentemente olivo, oltre 350 frantoi e tre Dop presenti nelle province di Chieti (Colline Teatine), Pescara (Aprutino Pescarese) e Teramo (Pretuziano delle colline teramane).

Costantino Spina

 

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