Da Spoltore a Roma per dire No all’ideologia gender

In difesa della famiglia tradizionale. E della specifica identità dei propri figli. Al grido di “stop gender nelle scuole” sono scesi in piazza San Giovanni oggi a Roma più di un milioni di persone provenienti da tutta Italia. Non è mancata certamente la compagine spoltorese: un pullman è partito da Villa Raspa e uno da Santa Teresa. Ma tante altre famiglie sono andate nella Città eterna con i propri mezzi come la famiglia Febo e la famiglia Ciammaichella. Sotto accusa finiscono gli standard di educazione sessuale in Europa diffusi dall’Oms che prevedono masturbazione precoce infantile (a bambini da zero a quattro anni), rapporti sessuali e contraccettivi (da sei a nove anni), amore con partner dello stesso sesso (dai 9 ai 12 anni) e dai 15 in poi pornografia e diritto d’aborto. “Siamo tantissimi. Diciamo no all’ideologia gender nelle scuole. Alziamo la voce anche contro il disegno di legge Cirinnà”, spiega Giancarlo Febo. Il Ddl infatti equipara il matrimonio costituzionale ad altre forme di unioni, comprese quelle tra persone dello stesso sesso. La manifestazione contesta soprattutto la filosofia di fondo del programma stilato dall’Oms: il rifiuto cioè del concetto di diversità di genere uomo-donna, per una sessualità mista in cui ognuno è ciò che ritiene di essere in quel momento.

La manifestazione, nata all’interno del mondo cattolico, si è rapidamente diffusa anche sugli scranni della politica tant’è che alla manifestazione hanno preso parte anche esponenti del Ncd e di Forza Italia. “C’è chi vuole far credere che l’ideologia di gender non esiste – sosrtengono le famiglie – nonostante ci siano centinaia di libri che parlano di come imporre al bambino questa visione che è contraria alla sua naturale crescita. Noi rivendichiamo quanto dice l’art. 30 della Costituzione: l’educazione dei figli è diritto e dovere dei genitori e non di terzi”.

gender manifestazione

Costantino Spina

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