Licenziamenti al call center, ex dipendente ricostruisce crisi dell’Arca Voice

Lunedì scorso, 8 gennaio 2018, era arrivata la sentenza definitiva per i dipendenti dell’Arca Voice, call center con sede operativa a Villa Raspa, confermando il licenziamento collettivo. E noi di SpoltoreNotizie.it ne avevamo parlato in un nostro articolo dal titolo “Arca Voice”, confermato licenziamento lavoratori del call center. Oggi ci torniamo su perchè un ex lavoratore intende precisare alcuni passaggi riportati nello scritto e fare alcune precisazioni importanti.

Ecco quello che ha inviato alla nostra redazione:

“Buongiorno, sono un ex dipendente Arca Voice. Ho lavorato in quella azienda da maggio 2016 ad aprile 2017. Chiarisco subito che l’azienda non è/era sana. Aldilà dei risultati economici in passivo nel 2015 e nel 2016, invito a leggere i bilanci della società dai quali si evince l’assoluta impossibilità pratica a produrre utili. Difatti circa il 90% dei ricavi servono a coprire il costo del personale. A gennaio 2017 l’azienda aveva in organico poco più di 80 dipendenti, dei quali solo 2 non erano impegnati direttamente nella produzione, il responsabile e la segretaria. La questione parte da quando il fondatore e proprietario, improvvisamente deceduto ad agosto 2015, Nazareno D’Attanasio, aveva deciso seguendo le indicazioni di una proposta di legge, poi non passata, che prevedeva la stabilizzazione dei lavoratori a progetto dei Call center, ha trasformato tutti i contratti come lavoro subordinato. Da qui partono i guai, nel senso che ciò ha comportato una riduzione di redditività che, inizialmente era stata compensata da contributi regionali e dalla capacità di D’Attanasio di assumere nuove commesse. Alla sua morte e dalla sua morte nessuna nuova commessa è stata acquisita dal gruppo. Inoltre prima di morire, il fondatore stava chiudendo un accordo con una società americana, accordo che prevedeva una continuità di gestione della dirigenza Maran per altri 5 anni, accordo che, dopo la sua morte, non si è chiuso. Quindi la chiusura di Arcavoice è partita da lontano e nel frattempo in questi ultimi anni c’è un grande ricambio di dirigenti. Da febbraio 2017 non sono stati rinnovati 5 contratti a tempo determinato di lavoratori assunti a dicembre, ad aprile ad altre 22 persone, tra i quali il sottoscritto e poi a luglio altre 6 persone non hanno avuto il rinnovo. Il 18 gennaio, giorno nefasto per l’Abruzzo, la dirigenza Maran ha tenuto una riunione a Spoltore, dove, tra le tante promesse, era stata data la parola per il pagamento delle ore di banca tempo di novembre dicembre e gennaio (praticamente una forma mascherata di straordinario) entro marzo anziché maggio, pagamento non avvenuto. Sul tema specifico che il contratto prevedeva un monte ore di 5 al giorno. A noi è stato chiesto dall’azienda di lavorarne 6 ed in quella riunione il discorso che era stato fatto era riferito ad un abuso da parte nostra della banca tempo (non decidevamo noi però). Da un punto di vista contrattuale per chi come me da maggio e per altri dipendenti passati da tempo determinato a tempo indeterminato dal mese di luglio, il contratto pur prevedendo le stesse mansioni e le stesse ore, aveva un compenso base più basso di circa il 20%. A gennaio 2016, io non ero ancora in organico ma so bene la situazione, c’era stata una riduzione di stipendio concordata con l’unica sigla sindacale presente, o meglio “imposta” dall’azienda, la CISL. La riduzione doveva essere temporanea ed aveva previsto però l’inserimento della 14ema mensilità, ma nei fatti su uno stipendio base togliendo 120 euro mensili, non permettevano il recupero su base annua di quanto tolto”.

Lo scrivente ci ha chiesto di mantenere l’anonimato e noi, come di abitudine, garantiremo la tutela dalla sua privacy, come quella di chiunque, ricordando inoltre che siamo ben  disponibili a pubblicare tutti i contributi inviati a scopo ed a beneficio dell’accertamento della verità, oltre che del giusto diritto all’informazione. La nostra mail è info@spoltorenotizie.it .

 

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