L’opinione del veterinario Della Torre sulla Spoltore ‘ingattata’ fino al Castello

Abbiamo chiesto al medico veterinario Marco Della Torre, già consigliere comunale e presidente del Associazione Nazionale Medici Veterinari per l’Abruzzo, un parere sull’enorme colonia felina che popola le vie del centro storico di Spoltore e sulle strade da seguire per affrontare questo argomento che preoccupa e infastidisce molti nostri lettori lettori.

“Da un po’ di tempo, tra le varie problematiche di un Centro Storico abbandonato a se stesso, aumentano le segnalazioni e le lamentele per un randagismo felino pare più intenso, con le problematiche ad esso connesse (escrementi sulle pavimentazioni e riproduzione non controllata). Spoltore Notizie mi ha chiesto un parere ed io volentieri contribuisco, sperando che la mia voce possa far pensare a campagne di sterilizzazioni o far ripensare coloro che a volte parlano a sproposito. In realtà credo sinceramente (e numerosi tesi scientifiche lo confermano) che la presenza di colonie feline su un territorio a forte urbanizzazione non rappresenti un grosso problema, perché di per se fenomeno potenzialmente autolimitante. Peraltro, grazie all’attività di caccia, questi nobili felini hanno da sempre rappresentato per le comunità antropiche dei formidabili alleati nella lotta ad altri animali, questi si veramente nocivi, come i ratti, attività che convinse l’uomo al loro addomesticamento (nell’antica e futurista civiltà egizia addirittura furono considerati sacri e non risulta agli atti che si sterilizzassero, però chissà…). Queste ultime considerazioni purtroppo mi fanno però pensare alla nostra “in”civiltà, a partire dalle fuorvianti considerazioni cattoliche medievali per poi arrivare all’insensibilità del 2° millennio D.C.: le tendenze epimeletiche tipiche dei mammiferi spingono tanti di noi, giornalmente e con la frase “oddio poverini”, ad accudire intere cucciolate, limitando forse involontariamente un fenomeno importante , quello della selezione naturale, per cui solo i gattini più furbi e più forti si sarebbero salvati da quelli che sono i fattori autolimitanti del randagismo felino. Successivamente però accade una cosa “stranissima”: lo splendido gattino diventato adulto e magari salvato da una morte certa non lo vuole più nessuno e alcune delle brave persone di prima, invece di adottare, a volte demandano ad altri il compito della cura e della salvaguardia, dimenticando forse però qual è la reale situazione della sanità abruzzese. Per non parlare poi di quei pseudo-proprietari che invece di curare e sterilizzare il proprio gatto adulto, lo lasciano libero di scorrazzare, evacuare ovunque e riprodursi, per poi da veri e propri delinquenti andare a gettare intere cucciolate in campagna o nei cassonetti, alimentato ulteriormente così randagismo e incidenti (ricordo a questo punto agli interessati che la sterilizzazione del gatto maschio è non dolorosa, minimamente invasiva, di facile gestione postchirurgica e molto meno costosa di quella della gatta). Banalizzazione, reificazione e strumentalizzazione da una parte e pietismo e antropormofizzazione dall’altro sono i rischi di una cultura troppo antropocentrica: purtroppo oggi ciò che non serve si butta o, come si legge sempre più spesso nella nostra regione e con un perverso meccanismo evocativo di autogestione, si buttano esche avvelenate: capitolo quello degli avvelenamenti frequentemente oggetto di attenzione da parte dei mass media e di reiterazioni di Ordinanze Ministeriali contingibili e urgenti, ma a cui le stesse autorità preposte non danno spesso risposte importanti e seguito giuridico. Interviene a quel punto il legislatore (legge dello Stato 281/91 e L.R. 47/2013) che giustamente difende le colonie feline e affida compiti importanti ai Comuni, dimenticando però poi di dare una copertura finanziaria ai buoni propositi oppure di dare sostanza alla microchippatura felina (che consenta un’anagrafe certa e solleciti una proprietà responsabile) o a piani di profilassi e sterilizzazione seri. E così succede che a farne le spese sono, come al solito in Italia, in primis i poveri animali e poi i bravi e onesti cittadini, costretti a sopportare il letamaio di un pezzo di città sempre più sporco o, se gattofili, ad adottarne qualcuno e/ o sobbarcarsi le spese per la loro cura, aumentando inoltre la conflittualità tra chi mal sopporta tutto questo e coloro che vorrebbero salvarli tutti. Per concludere, fino a che non ci sarà la coscienza e la conoscenza del rispetto dell’altro (in questo caso gli animali) attraverso anche percorsi scolastici o incontri civici educativi stabili, il problema abbandono continuerà a riguardare ovviamente gli esseri più deboli di una società che perde sempre di più le sue connotazioni civiche e la sua antica cultura: oggi parliamo di gatti, ma si potrebbe parlare tranquillamente di anziani negli ospizi o di bambini nei cassonetti e, anche se potrebbe sembrare irriverente, il meccanismo è spesso lo stesso. Ma i micini a volte ce la fanno a sopravvivere anche da soli: il cucciolo di uomo e gli anziani, umani e animali, purtroppo troppo spesso no.

Foto di Simone Ciuffi: Un bellissimo scorcio di #ViaDelPozzo ingattata.

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