La battaglia di mamma Laura: “Cerco la verità per mio figlio”

Laura Lamaletto é tornata in città. Quella Pescara che aveva accolto la sua famiglia insieme a Spoltore, soprattutto la frazione di Villa Raspa. Dopo un lungo periodo trascorso fuori regione l’italo-venezuelana ha deciso di farsi sentire, perché a distanza di un anno e mezzo nessun nome e nessun movente sono stati trovati dagli inquirenti. Alessandro Neri, compiantissimo, è stato ucciso il 5 marzo 2018 ma ignoti rimangono i motivi e l’identità di chi ha deciso di togliergli la vita. La Sig.ra Lamaletto, in un post su Facebook, condivide la sua rabbia e le sue riflessioni su alcuni aspetti tecnici della vicenda, mettendo in luce delle “incongruenze” tra quanto previsto dalla procedura da seguire nel caso di persone scomparse, così come formalizzata il 6 luglio 2016, e quanto accaduto nei giorni della scomparsa del figlio. La donna sa che Alessandro era già morto quando, la mattina del 6 marzo di un anno fa ne ha riscontrato l’assenza inspiegabile, ma si chiede se un più celere intervento delle forze dell’ordine avrebbe potuto inchiodare l’assassino alle proprie responsabilità. Nell’immediato, infatti, i carabinieri avrebbero seguito la pista dell’allontanamento volontario, ritardando le ricerche. La Sig.ra Lamaletto evidenzia, infatti, che la normativa italiana non prevede un tempo limite da rispettare prima di denunciare la scomparsa di un proprio caro e non cela la propria amara delusione. Non possiamo non essere vicini ad una madre che pretende giustizia, soprattutto in un paese come l’Italia, dove molti casi di omicidio rimangono irrisolti, e dove il tempo che inesorabilmente scorre rende sempre più remota la speranza di trovare un colpevole. Al tempo stesso abbiamo fiducia nel lavoro degli inquirenti che, passo dopo passo, hanno aggiunto nuovi elementi all’indagine che, ci auguriamo, saranno fondamentali per la risoluzione di questo “caso” tanto complesso.

Silvia C.

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