“No al doppio processo” per l’ex parroco San Camillo de Lellis

“No al doppio processo” per l’ex parroco San Camillo de Lellis. E’ questa la richiesta di Giuliano Milia presentata nell’ambito procedimento penale contro Don Vito Cantò, 44 anni, relativo ai presunti abusi sessuali su un 15 enne che frequentava la parrocchia di Villa Raspa. Il processo, che di fatto non è ancora iniziato, è stato rinviato alla data dell’8 giugno, in attesa che la Corte di Cassazione si pronunci sul cosiddetto “ne bis in idem”, cioè l’eccezione avanzata dall’avvocato difensore. Questa locuzione, che tradotta alla lettera significa «non due volte per la medesima cosa», esprime quel principio del diritto in forza del quale un giudice non può esprimersi due volte sulla stessa azione, se si è già formata la cosa giudicata. E, infatti, l’ex parroco di Villa Raspa era già stato condannato da un altro tribunale, quello Ecclesiastico, che gli aveva comminato il divieto di celebrare la messa per tre anni e l’obbligo di dimora per un tempo di cinque anni, presso un monastero nel Lazio. Questa sentenza, che ha comunque evitato a Don Vito la perdita dello stato clericale, ovvero la pena massima prevista dall’ordinamento ecclesiastico, è arrivata al termine di 3 anni di processo canonico, lo scorso marzo. Vincenzo Di Girolamo, legale della famiglia dell’adolescente, ha presentato una contro-memoria, chiedendo invece che il processo penale vada avanti. Alla Corte di Cassazione spetterà il compito di assumere una decisione in merito, che è prevista per il 10 aprile.

Foto: la chiesa ‘San Camillo de Lellis’.

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