Rifiutopoli, le motivazioni della sentenza: “Accusa inconsistente o sfornita di prove”

“Dubbia sussistenza del reato, profili di illiceita’ che non reggono alle risultanze istruttorie, accusa inconsistente o sfornita di prove”. Sono alcuni dei passaggi delle motivazioni della sentenza del tribunale di Pescara, presieduto dal giudice Angelo Zaccagnini, che ha portato all’assoluzione, lo scorso 24 novembre, l’ex assessore regionale alla Sanita’ Lanfranco Venturoni, gli imprenditori spoltoresi Rodolfo Di Zio e Ferdinando Ettore Di Zio, l’onorevole di Forza Italia Fabrizio Di Stefano e l’ex amministratore delegato della societa’ Team Teramo Ambiente Vittorio Cardarella.

L’inchiesta dei pm Anna Rita Mantini e Gennaro Varone, meglio nota come la Rifiutopoli d’Abruzzo, riguardava fatti avvenuti tra il 2006 e il 2009 circa la realizzazione, poi mai avvenuta, di un impianto di bioessiccazione nella provincia di Teramo. Nel mirino del pool di magistrati “un piano di svuotamento della societa’ Team” che sarebbe stato messo in atto, “per far ottenere alla Deco, senza il ricorso al metodo dell’evidenza pubblica, l’affidamento dell’appalto per la costruzione e la gestione di un impianto di bioessiccazione”.

Nella Rifiutopoli d’Abruzzo gli imputati erano accusati, a vario titolo, di corruzione, istigazione alla corruzione, abuso d’ufficio, peculato, turbativa d’asta, millantato credito. Nello specifico, il tribunale ha ritenuto che “gli elementi di carattere sospetto costituiti dalle mail e dal contenuto delle intercettazioni, non sono sufficienti ai fini della configurabilita’ del reato contestato, pur disvelando le mire ‘espansionistiche’ di Deco/Rodolfo Di Zio”.

Per quanto riguarda il capitolo dei finanziamenti di Di Zio al partito cui apparteneva Venturoni e attenzionati dalla magistratura pescarese, il collegio giudicante ha sottolineato che: “dal complessivo quadro delle risultanze istruttorie, non emerge la prova di versamenti irregolari, ne’ di contribuzioni elettorali che risultino con ragionevole certezza contropartita di accordi di natura corruttiva”. Relativamente alle presunte pressioni che, in cambio di contributi elettorali, sarebbero state esercitate dal parlamentare Di Stefano per esautorare Riccardo La Morgia dalla presidenza del Consorzio dei rifiuti Lanciano, i giudici hanno sostenuto che “le complessive risultanze istruttorie sono tali da non rendere condivisibile la ricostruzione del pm”. Sulle presunti pressioni di Di Stefano per la modifica della legge necessaria per consentire la costruzione dell’inceneritore, il tribunale ha affermato: “appare chiaro che, se di pressioni si puo’ parlare, esse non sembrano idonee a configurare oggetto di scambio corruttivo”. “In ogni caso”, si legge nelle motivazioni, “lo scambio corruttivo formulato nel capo di imputazione non e’ lineare e plausibile, in quanto non era nei poteri di Di Stefano incidere sulla modifica della legge regionale, da demandare necessariamente al consiglio regionale, in quanto prerogativa consiliare”.

Ha espresso “soddisfazione per l’assoluzione di Venturoni e Di Stefano” il presidente regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, per il quale “è stata fatta chiarezza su una vicenda incomprensibile. Personalmente non ho mai avuto dubbi sulla correttezza dell’operato di Lanfranco Venturoni e dell’On. Fabrizio Di Stefano”. Nessun commento dal ‘silente’ imprenditore spoltorese Di Zio, patron del Gruppo Deco, che in questi anni non ha mai rilasciato interviste.

rodolfo di zio

SN

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