Volano gli stracci nel Pd. Di Matteo sotto accusa per l’elezione del Leghista

Alla fine, come ampiamente previsto da una nostra modesta analisi sulle elezioni provinciali, sono volati gli stracci. Ovviamente non tra i vincitori, che stanno esultando mentre ribadiscono la condotta vincente dell’unità nel centrodestra che ha portato all’elezione di Antonio Zaffiri, primo ‘presidente leghista’ della Provincia di Pescara. Una strategia che con ogni probabilità verrà riproposta, tra qualche mese, in occasione delle elezioni “piu’ importanti”: ovvero quelle che determineranno la nuova governance politica della Regione Abruzzo post dalfonsiana. Ma nell’altro schieramento politico. All’indomani della sconfitta del ‘candidato in pectore’ del Partito Democratico – lo spoltorese Luciano Di Lorito, favoritissimo nei pronostici, ha mancato l’elezione per una ‘manciata di voti’ proprio a causa di quella che è stata definita una ‘manovra vendicativa’ – è iniziata la resa dei conti. Il medico di Serramonacesca Donato Di Matteo, chiamato ad un chiarimento a mezzo social, ha spiegato le sue ragioni – che vi proponiamo in basso in formato integrale perchè interessa al dibattito in corso anche nella nostra Spoltore – ha ribadito i motivi e la scelta di puntare su Vincenzo Catani, sindaco di Picciano:

«Argomento Provincia. La verità è questa. Da diverso tempo avevo chiesto un tavolo per discutere politicamente della questione provincia con tutte le forze del Csx compreso il mio movimento civico che ha 150 amministratori iscritti. Non sono mai stato chiamato. Non volendo creare problemi al Csx soprattutto per la imminente elezioni regionali ho incontrato alcune persone che stimo del Pd dicendo loro se potevo fare una rosa di candidati ampia da sottoporre al Pd. Mi hanno risposto di si e io glielo dato. Nella mia non c’era Di Lorito perché mi ha sempre che non gli interessava la Provincia e non si voleva candidare. Io considero Di Lorito una bravissima persona di lui ho una grande stimo gli sono amico da anni e gli sono stato dietro negli ultimi due mesi incontrandolo ripetutamente qualche volta anche a pranzo chiedendogli la sua disponibilità a candidarsi a Presidente fino qualche secondo prima che io ho comunicato la rosa dei candidati al segretario provinciale del Pd questo due venerdì fa. Ho avuto la notizia della sua candidatura la notte inoltrata tra sabato e domenica a un bar di Scafa. Io ho detto che non potevo farci più niente perché avevo candidato oramai già Catani anche c’era ancora il tempo per un accordo le mie perplessità: 1) lui non ha avuto il coraggio di dire che era discontinuo anzi ha detto che la sua era una candidatura nella continuità e questo è per me un fatto gravissimo. 2) Lui mi ha detto che non si è fatto proporre da me per non farsi bruciare come se io fossi appostato o meglio doveva ubbidire a qualcuno che gli ha proibito qualsiasi vicinanza con me. 3) arrivavano notizie ripetute che qualcuno che non ha ancora preso coscienza che i tempi sono cambiati da 4 anni a questa parte diceva che garantiva la vittoria che io non avevo nessun amico consigliere comunale a Pescara e quindi Di Matteo era marginale lascialo perdere. Nei giorni successivi ho fatto altri incontri chiarendo che se volevamo vincere bisognava confluire sul mio candidato presidente che è stato sempre di Csx».

Questo intervento è stato pubblicato sulla bacheca dell’ex deputata Pina Fasciani (Partito Democratico) che aveva aspramente criticato la mancata elezione a presidente della Provincia di Pescara del candidato del centrosinistra unito. Di Matteo ha infine replicato di replicato di «non essere del PD ormai da molto tempo» e le ragioni, qualora non fossero state chiarite dal ragionamento pubblicato sopra, sono da ricondurre ai rapporti ormai pessimi con il senatore Luciano D’Alfonso. In pratica, se le ipotesi sopra corrispondono alla verità, il sindaco di Spoltore è stato la vittima sacrificale di una ‘faida tra poteri’.

Sn.it

 

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