L’Agorà di Spoltore trasformata in garage a cielo aperto

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A quella che dovrebbe essere l’agora’ della nostra “polis” basterebbe un’altalena per iniziare a credere di poter volare alto. Chi conosce “in profondità” la piazza che si ammira affacciandosi dal terrazzo della splendida Società Operaia di Mutuo Soccorso di Spoltore sa bene che appena al di sotto del manto stradale si conserva una antica e profonda nevaia. A quanto pare è difficile calcolare i limiti di sicurezza e non è noto quanto bisogna evitare di sovraccaricare ogni metro quadrato di piazza D’Albenzio al fine di non creare una voragine. Questo sembra essere, per alcuni, un falso problema tant’è che mezzi pesanti, a volte, ignorano il pericolo procedendo con operazioni di sosta, carico e scarico. Ma l’aspetto strutturale, forse pericoloso, è altra storia rispetto alla mancante valorizzazione del potenziale paesaggistico, architettonico, sociale e culturale che la piazza principale del comune di Spoltore possiede. Sembra il piazzale di una concessionaria auto. E’ malinconica la quotidiana e rassegnata indifferenza di chi vede abitualmente la nostra piazza offerta in sacrificio a pochi che la usano come garage a cielo aperto. Infatti, piazza D’Albenzio, oltre che essere il tappo di una cisterna è anche un luogo pregno di storia. E’ stata il nucleo della socialità spoltorese. Oggi invece, a tutti gli effetti, è un’area parcheggio riservata ai residenti, autorizzati, del centro storico. Viene temporaneamente interdetta al traffico solamente in occasione di alcuni sporadici eventi. Nel vederla sempre piena di macchine si configura una “barriera architettonica” alquanto fastidiosa che limita la frequentazione del luogo ad un numero di persone di gran lunga superiore rispetto a quello di coloro che effettivamente la utilizzano come rimessa. Nel passato, fino ai primi anni sessanta, come ancora qualcuno ama raccontare, piazza S. Maria prima di essere intitolata al D’Albenzio delegato podestarile fascista, è stata il fulcro di ogni attività sociale, politica ed economica spoltorese. Si toccano ancora con mano le strutture, ormai decadenti, appartenenti al patrimonio collettivo, quali l’ex Municipio, i locali dove c’erano i negozi, l’ ex caserma dei Carabinieri, la scuola, il locale del telefono pubblico; e poi le attività ludiche dei bambini e degli adulti si svolgevano in quel posto, l’unico, dal giocare a pallone alla briscola e tressette. E poi ancora, il mercato fiera, le feste in occasione di ricorrenze e celebrazioni religiose come la pasqua della madonna che corre e le uova colorate da fare a “schucchio”, la festa del patrono e della madonna del popolo. In sostanza, la società spoltorese delle 5 frazioni che oggi conosciamo ha origine in quella agorà. Ora, soprattutto in questo periodo “illuminato” dagli affievoliti decori natalizi, si percepisce, stando li sul posto, il freddo che non misura solo la temperatura, ma rimarca anche i contorni di un triste silenzio e una staticità piena di immagini proiettate da alcuni ricordi. Tutti sanno che la piazza principale di Spoltore è il centro dal quale bisognerebbe ripartire se si proclama la volontà di rivalutare il centro storico. Potrebbe essere semplice posare la prima pietra e far si che tornino ad essere vissute degnamente le vie di Spoltore vecchia. Bisognerebbe interdire il traffico, illuminare meglio, istallare una piccola e bella fontana, posarci sopra quattro panchine in pietra e soprattutto costruire un’ altalena che renda felici i bambini e chi li osserva dondolare, generando la sensazione di volare in alto e di toccare il cielo. Nel centro storico di Spoltore, attualmente, non esiste un’altalena. Perché non credere che un’altalena possa aiutare a rilanciare il centro storico di Spoltore, che merita di volare alto?

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Simone Ciuffi

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