Lettera di Cotellucci, dura condanna per la messa all’asta dell’ex Municipio

Si continua parlare delle sorti future del Palazzo Toppi, importante struttura nel cuore del centro storico di Spoltore, patrimonio della collettività e che la politica locale ha deciso di mettere in vendita all’asta. Riceviamo e pubblichiamo una lettera ‘dura’, scritta dall’architetto spoltorese Edgardo Cotellucci e presidente dell’associazione ‘I Colori del Territorio’, sodalizio molto attivo in Abruzzo e che da anni si occupa di promozione sociale, cultura e tradizioni. Nelle parole riportate dal professionista viene fatta un’analisi approfondita sulle conseguenze di questa scelta per le future generazioni. Oltretutto apprendiamo che è in corso di realizzazione un progetto di sensibilizzazione per tracciare la storia del Palazzo, un lavoro in itinere e che coinvolge diversi intellettuali e professionisti locali sensibili alla salvaguardia del patrimonio di cui parliamo.

La lettera:

“Spoltore: tra città della cultura e città dormitorio. Qui rimane ben poco di democratico, l’indifferenza dettata da una politica a discapito della società civile non lascia scampo alcuno. Purtroppo, le conseguenze della scelta della messa all’asta dell’antico Palazzo Comunale ricadrà su tutti i cittadini. In particolar modo sulle future generazioni che saranno lasciate nella più completa assenza di strutture pubbliche per il sociale e la cultura, proprio nel Comune che si definisce “Città della Cultura” e che in realtà si caratterizza come dormitorio. Di questa mancanza si fanno ora interpreti gli amministratori locali per non essere riusciti, nel corso del tempo, a garantire il riuso di una importante struttura pubblica e a salvaguardare la memoria di un luogo storico e identitario quale è l’ex Municipio.

Le istanze del “Comitato Salviamo Palazzo Toppi” per avviare tutte le procedure possibili per rendere nuovamente disponibile alla collettività l’unico immobile pubblico di pregio del Centro Storico. Le molteplici manifestazioni di dissenso di questo ultimo anno, espresse sempre con modalità democratiche, rappresentano l’opinione diffusa tra i cittadini che gli spazi pubblici devono rimanere luoghi di incontro, di scambio culturale, di coesione sociale e di godimento di tutti i diritti della persona. Non sono stati sufficienti neppure gli inviti al dialogo per l’attivazione di un patto di collaborazione per la valutazione di idee e progetti di riuso, né sono state ascoltare le molteplici dichiarazioni di associazioni culturali e ambientaliste o le dichiarazioni di studiosi e intellettuali. Come a nulla sono valse.

La messa all’asta di un luogo identitario, dove si sono succedute le vicende politiche e amministrative per quasi due secoli, crea un grave sconcerto in tutta la cittadinanza. Fin dall’inizio l’inserimento dell’ex Municipio tra i beni alienabili ha generato delle perplessità, sapendo che nel medesimo periodo è avvenuto l’acquisto di Palazzo De Cesaris (ex Palazzo Castiglione) da parte della società Trendy srl riconducibile all’imprenditore Giancarlo Tonon per la realizzazione di una struttura ricettiva. Una coincidenza considerata non casuale, trattandosi di due edifici contigui tra i più interessanti e di pregio del centro storico. In questo stesso periodo non è mancato il tentativo di far passare l’ex Municipio come un edificio inconsistente e assimilabile ad un rudere.

Dalle ricerche svolte si è appreso di un primo intervento realizzato tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi del ’90 per il recupero statico e funzionale dell’ex palazzo municipale a cura dell’Arch. Gabriele Eleuterio. Mentre un secondo progetto preliminare del 2000 è stato commissionato dal Comune all’Arch. Orlando Maria Giovanna per lavori di adeguamento a polo culturale. Negli ultimi decenni tante sono state le proposte e le iniziative di sensibilizzazione per il riuso dell’ex Municipio venute da varie associazioni.

Un esempio è l’interessante proposta per la realizzazione di un museo d’arte immateriale presentata al Comune nel 2015 dall’associazione PiùAbruzzo e dalla redazione di Spoltore Notizie. Infine l’intervento della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale dell’Abruzzo con il Decreto di vincolo del 5 giugno 2020, attraverso l’istruttoria della Soprintendenza Archeologica, toglie ogni dubbio attribuendo valore archeologico, storico-artistico e architettonico all’ex sede Municipale. Riconoscendolo, inoltre, come “luogo di riferimento nel tempo della collettività locale sotto il profilo politico e sociale”.

Queste informazioni hanno generato un interesse dei cittadini per la salvaguardia di Palazzo Toppi documentato dalla raccolta di firme ancora in atto e dal sit-in avvenuto durante lo svolgimento dello Spoltore Ensemble sotto lo slogan “Progetto sociale per salvare l’antico palazzo comunale”.

Ma se tutto questo non è stato sufficiente a far desistere l’Amministrazione Comunale dalla vendita del Palazzo, cosa dovrebbero fare i cittadini per essere ascoltati?

Proprio mentre si stavano raccogliendo le interviste per la realizzazione di un documentario per tracciare la storia del Palazzo e del suo contesto, nonostante il decreto di vincolo della Soprintendenza, è stato pubblicato sull’albo pretorio del Comune il bando d’asta per la vendita dell’ex Sede Comunale in Via delle Rose al prezzo a base d’asta di euro 200.000,00.

Alla realizzazione del documentario hanno già dato il proprio contributo l’Arch. Massimo Palladini per Italia Nostra, Giulio De Collibus per l’Archeoclub, Cam Lecce e Jorg Grunert per il Deposito dei Segni, oltre all’antropologa Maria Concetta Nicolai, allo storico Giustino Pace, all’ex Presidente dell’Ass. Combattenti e Reduci Tonino Controguerra e l’architetto Raffaele Conti. In questa occasione si è affrontato il problema della dismissione dei beni pubblici e le possibili proposte per la rigenerazione dei centri storici minori. E’ sicuramente una raccolta di testimonianze preziose che andrà avanti e che successivamente sarà resa pubblica.

Quello che da oggi invece appare scontato è l’assunzione di responsabilità degli attuali amministratori per aver attivato un percorso anomalo nella forma e dagli esiti alquanto prevedibili, con il solo risultato di privare i cittadini di una struttura che da sola poteva compensare il grave deficit di servizi sociali e di strutture culturali nel centro storico.

Arch. Edgardo Cotellucci”.

 

Nota di redazione

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