Centrodestra: Muffo lascia la ‘Grande Coalizione’ per una nota stampa

Acque ‘agitate’ nel centrodestra spoltorese, o almeno in parte di esso. La ‘Grande Coalizione’ invocata dal consigliere Marina Febo alcune settimane fa per affrontare la prossima ‘sfida’ elettorale perde uno dei protagonisti che avevano aderito al progetto di questo. É lo stesso Antonio Muffo a comunicarlo alla redazione di SpoltoreNotizie.it attraverso una nota in cui spiega le cause di questa ‘rottura’. Alla base di tutto un comunicato stampa che lo stesso Muffo ha inviato ad alcuni organi giornalistici, e nel quale si criticherebbe la scelta della concessione della ‘Casa della Cultura’ alla Parrocchia di Spoltore.

Di seguito le ragioni di Muffo, mentre a seguire il comunicato della discordia.

“Purtroppo dopo aver inviato per correttezza a Marina Febo il comunicato stampa sulla Casa della Cultura il suo gruppo si è letteralmente ribellato. Mi è stato dato un ‘out out’. Io pensavo di entrare un progetto politico non in una setta ultracattolica. Adesso capisco le ragioni di queste sconfitte elettorali che sono figlie di una ottusità mentale tipica di chi non riesce a guardare oltre il suo orticello”.

Ecco, invece, la nota che ha procurato il litigio:

“Dalla mia scelta di essere un libero professionista ho imparato che un progetto si costruisce giorno per giorno attraverso le idee, la loro condivisione, la costruzione di un network, e non meno una visione d’insieme spesso messa in discussione da circostanze che non si possono cambiare. Rimane comunque quella visione di insieme nonostante le circostanze. La costruzione di eccellenze segue lo stesso iter. In tutto questo esistono i fondamentali del proprio credo senza mai scendere al compromesso “borderline”. Non vuole essere un richiamo all’ascolto della propria coscienza, siamo, purtroppo, in un paese cattolico. L’incapacità di ammettere le proprie colpe, di trovare scuse e capri espiatori, di provare ad indicare le proprie azioni negative come “dettate da un pensiero positivo frainteso”, la necessità atavica di stringere i rapporti con la Chiesa perché ci liberi l’anima. L’abitudine, quindi, a un certo lassismo spirituale, a non ascoltare la propria coscienza , scusato dalla possibilità di avere una facile redenzione, una semplice scusante, una via di fuga dalle proprie responsabilità. Responsabilità che mi portano a non condividere quel “modus operandi” della politica locale che a suo tempo, per un briciolo di voti, ha svenduto la Casa della Cultura e il parcheggio privato in piazza al potere ecclesiastico. Nobilissimo il lavoro della Caritas, molto meno nobile la pretesa del parroco di avere un servizio che altri non hanno. Anche coloro che ogni giorno, al centro storico, passano almeno 8 ore del loro lavoro cercando di ricostruire il borgo dei mestieri. Da tempo ho rifugiato la mia anima in un luogo più sicuro, lontano da coloro che hanno eretto chiese con le indulgenze. C’era forse qualche peccato da espiare? Al di la dello scempio che il sistema culturale delle indulgenze ha provocato, col tempo, col degrado culturale, per l’intero popolo italiano, è questa la ragione per cui l’unico vero luogo di cultura del borgo è stato annesso alla Sacra Romana Chiesa? All’amministrazione attuale chiedo che si creino le condizioni per rivedere l’utilizzo della Casa della Cultura e di porre fine al vergognoso privilegio del posto auto riservato al clero”.

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