La politica spoltorese si raduna per realizzare una Spoltore ciclopedonale

Abbiamo appreso, da una lunga nota stampa inviata dal nostro comune di Spoltore alla nostra redazione, che la scorsa settimana si è tenuto un incontro sul tema Biciplan ovvero l’atteso progetto per rendere ciclopedonale Spoltore e annunciato da tempo dalla nostra politica ma che finora non é stato realizzato nemmeno per un metro. “E’ un elemento centrale del nostro Biciplan”, ha sottolineato la sindaca Chiara Trulli a margine di un incontro coi proprietari dei terreni attigui al Fosso del Seminario, uno dei percorsi pregiati del Biciplan . “Dobbiamo implementare la mobilità dolce, ciclopedonale. Vogliamo creare una rete che colleghi tutta l’area metropolitana e unisca in particolare bike stop, punti ristoro, b&b: esiste un turismo che si muove solo in bicicletta ed è fondamentale catturare la sua attenzione”, ha proseguito la prima cittadina ribadendo l’importanza della pista ciclabile Villa Raspa – Santa Teresa e del percorso di Fosso del Seminario. “Lo studio per la ciclabile di Fosso del Seminario deve fare necessariamente sistema con il percorso tra Santa Teresa e Villa Raspa: in questo modo formerà un collegamento verso Pescara utilizzabile da tutte le nostre frazioni. Affinché sia possibile è fondamentale che si realizzi quanto previsto nel contratto di fiume: torno perciò a esortare la Regione affinché con il finanziamento dei contratti di fiume dia la priorità a questa infrastruttura di collegamento tra Pescara e il suo entroterra”, ha puntualizzato la sindaca Trulli. Come noto ai conoscitori del progetto esiste già una strada bianca, via Perosina, che andrebbe riservata alla mobilità attiva e, anche in un secondo tempo, attrezzata con illuminazione e fondo in conglomerato drenate ecologico. Ma la restante parte fino a valle è da realizzare ex novo, sempre sulla sinistra idrografica del fosso (lato clinica De Cesaris per intenderci). Inoltre il Fosso del Seminario si connette al fondovalle in un punto più vicino a Villa Raspa che a Santa Teresa e ciò costituisce un ulteriore vantaggio, poiché rende più rapido il collegamento tra la città alta e il comune Pescara, dove sono situati i maggiori attrattori dell’area metropolitana. “l’itinerario Greenway del Seminario” ha spiegato l’architetto Edgardo Cotellucci, incaricato del progetto di fattibilità tecnico-economica “ripristina un percorso anticamente utilizzato per raggiungere i campi, e più propriamente un sentiero di collegamento tra la collina e il lungofiume Pescara. La presenza di un corso d’acqua come Fosso del Seminario, in un contesto agricolo e naturalistico di rara bellezza, costituisce una grande opportunità per lo sviluppo di una rete con valenza ciclo-didattica, ciclo-turistica e pedonale. Conciliare l’aspetto della gestione delle acque dal punto di vista della tutela idro-geologica, con la tutela del paesaggio agricolo e ambientale, significa offrire anche una visione della forma antica del paesaggio italiano”. Cotellucci ha anche sottolineato il ruolo degli esperti nel gruppo di progetto: “le caratteristiche ambientali e naturalistiche di Fosso del Seminario hanno reso necessario un approfondimento del progetto per farne un modello di percorso, non solo da attraversare, ma capace di far apprezzare il patrimonio agricolo, vegetale e faunistico di cui è ricco. A questo hanno contribuito Alberto Ulisse (consulente scientifico per gli aspetti architettonici del progetto urbano e dell’architettura del paesaggio), Caterina Artese (consulente scientifico per gli aspetti vegetazionali e naturalistici), Fernando Spina (consulente scientifico per gli aspetti ornitologici) e Maria Jenie Rossi con l’Associazione “I Colori del Territorio” (consulenti per l’arte ambientale). Vogliamo offrire una nuova opportunità di fruizione del territorio ai cittadini, e un’esperienza naturalistica unica per l’area metropolitana”. Insomma, tutto bello finora ma mancano i risultati. Dove sono i lavori? Quando verranno aperti i cantieri? Quali sono le tempistiche? Con quali fondi verranno finanziate le opere? Queste domande sono fin troppo banali e non dovremmo essere noi a porle ma altri che sono retribuiti coi soldi del contribuente per risolvere i problemi della nostra comunità: come appunto quello della mobilità alternativa Green su cui siamo indietro di almeno trent’anni.

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